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Londra, piano da 500 miliardi

di Marco Niada

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9 ottobre 2008

Un pacchetto monstre da 400 miliardi di sterline (oltre 500 miliardi di euro), di cui 50 miliardi verranno utilizzati per ricapitalizzare le grandi banche, dando via a un processo che altro non è se non una parziale nazionalizzazione. Con una mossa risoluta, i cui effetti sono ancora tutti da valutare sul medio termine, il Governo britannico ha varato ieri un mega-piano di salvataggio del sistema bancario del Paese in tre punti, per risolvere i problemi di capitale, liquidità e credito che stanno minando la credibilità degli istituti.

L'obiettivo primario è di ricapitalizzare, aumentando il "core Tier one ratio", il coefficiente patrimoniale, degli 8 principali istituti di credito. Sette di questi sono banche: Hsbc, Abbey (che fa capo al Santander), Hbos, Lloyds Tsb, Barclays, Royal Bank of Scotland e Standard Chartered. Una è la società di credito ipotecario Nationwide. Il capitale verrà messo a disposizione in due tranche successive da 25 miliardi e sarà su base volontaria, nel senso che le banche potranno rivolgersi al Tesoro e ottenere un'iniezione di mezzi freschi in base alle loro necessità, a fronte dell'emissione di azioni privilegiate. In cambio dovranno garantire chiare regole di governance, sia sul fronte della retribuzione dei top manager, sia della politica dei dividendi. Per questo motivo forse, Hsbc e Abbey, che sono le più solide del gruppo, pur accogliendolo con favore, hanno detto che non hanno alcuna intenzione di ricorrere al meccanismo. È un fatto che l'offerta di capitale, che è cumulativa, è stata concordata con tutte le banche e che, in prospettiva, tale è la cifra che potenzialmente potrebbe essere utilizzata.

Il pacchetto comprende poi un aumento a 200 miliardi di sterline dei prestiti a tre mesi messi a disposizione dalla Banca d'Inghilterra (stand by facilities) contro un numero più alto di prodotti collaterali offerti in controparte e una garanzia del Tesoro fino a 250 miliardi di sterline su crediti a medio termine emessi dalle banche. Il che significa garantire altri prestiti. Anche la generosa ondata di liquidità che innaffierà il sistema reclamerà qualcosa in cambio: il Governo ha chiesto infatti alle banche di impegnarsi a fornire crediti alle piccole imprese e ai cittadini privati che cercano di acquistare casa. Una sorta di "moral suasion" di dubbio effetto pratico dato che è difficile chiedere a una banca di esercitare un ruolo sociale.

«Tempi straordinari richiedono soluzioni straordinarie - ha detto il premier Gordon Brown presentando il piano alla stampa - non è il momento di pensare in modo convenzionale, ma di escogitare interventi innovativi». La premessa era d'obbligo per un Governo che doveva giustificare come mai ha preso una decisione che ancora pochi giorni fa sarebbe stata inimmaginabile: nazionalizzare parzialmente il sistema bancario del Paese di Margaret Thatcher, dalle cui politiche economiche il New Labour ha tratto ispirazione per anni. Con l'immodestia che lo caratterizza, Brown si è peraltro vantato di aver preso «una decisione pilota per il resto del mondo». Più prosaicamente, il cancelliere Alastair Darling ha detto che «se non avessimo agito in questo modo avremmo dovuto pagare tutti dei costi significativi». E ha lasciato intendere che, se non bastasse, sarà pronto a prendere altre misure.

Il piano inglese è stato accolto favorevolmente da esperti e agenzie di rating: secondo Moody's la decisione è da accogliere bene per tre motivi: innanzitutto l'iniezione di capitali e liquidità dovrebbe allentare le pressioni più estreme causate dalla perdita di fiducia del mercato «ormai scollegata dai fondamentali delle stesse banche». In secondo luogo la garanzia sui nuovi debiti allenterà le costrizioni sui finanziamenti, mentre l'iniezione di capitale eserciterà anche un effetto cuscinetto sulle perdite su crediti non esigibili che si materializzeranno nei prossimi 12-18 mesi.
Ma il cammino è lungo a giudicare dalla reazione dei titoli delle banche interessate dal piano: mentre Hbos, che è stata la più martoriata alla vigilia anche a causa della forte esposizione ai crediti ipotecari è schizzata al rialzo del 24% a 117 pence, Lloyds, la promessa sposa di un matrimonio indotto dal Governo, ha perso il 6,78% a 210 pence. Barclays ha ceduto il 2,37% a 278,25 pence e Hsbc ha subito anch'essa un ribasso di aggiustamento del 2,5%, annullando il rialzo della vigilia. Rbs è rimasta inchiodata a 90 pence consolidando il crollo del 39% della vigilia, perché il mercato teme che sia quella che abbia più urgente bisogno di capitalizzare.

marco.niada@ilsole24ore.com

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